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Tripolarismo: di doman non v’è certezza! di Giovanni Frazzica *

Tripolarismo: di doman non v’è certezza! di Giovanni Frazzica * pubblicato dal settimanale CENTONOVEGAETANO QUAGLIARIELLO

Per analizzare compiutamente il processo di trasformazione del quadro politico, anche alla luce del repentino emergere del M5S, che asfalta partiti di massa con radici e presenze nei territori, è interessante cercare di capire quale potrà essere il futuro dei partiti minori. Fino a quando non vi saranno nuove elezioni, i leaderini determinati dagli ultimi risultati elettorali continueranno ad esercitare le loro funzioni, anche se, in questi ultimi anni il mondo è cambiato profondamente. In taluni casi appare stridente il contrasto di valutazione tra chi, facendo una similitudine con la realtà industriale, manovrando azioni ormai prive di valore, riesce a determinare le linee guida dell’Azienda. Clemente Mastella per i prossimi cinque anni si è assicurato un fututo da sindaco di Benevento, però sottoponendosi a verifica. Ma gli altri? I Quagliariello, Lupi, Cesa, Verdini, Casini, la Lorenzin, lo stesso Alfano, il messinese D’Alia, che fine faranno in quest’Italia ormai tripolare in cui non sono registrati in nessuno dei tre poli in competizione? Sono personaggi che sembrano destinati ad essere superati. “Questi fantasmi!” è il titolo di una celebre commedia scritta nel 1945 da Eduardo De Filippo, adattabile alla condizione di questi nostri esponenti politici cui scarseggia il terreno sotto i piedi. Nostro, più nostro degli altri, Gianpiero D’Alia, messinese, figlio d’arte, già amministratore comunale di Messina, senatore, parlamentare nazionale, sottosegretario e ministro, segretario regionale e presidente nazionale dell’Udc che oggi sembra fare di professione l’ago della bilancia. A Messina pontifica contro Accorinti ma, evidentemente con la sua compiacenza, mantiene le sue aree di influenza e di potere a palazzo Zanca, malgrado abbia già notificato la data in cui staccherà la spina al sindaco che, nelle more, è diventato anche metropolitano: Febbraio 2017. A Palermo, con Crocetta Governatore e Raciti segretario del Pd, nelle condizioni finanziarie in cui si trova la Regione e nelle condizioni politiche in cui si trova il Pd, D’Alia si muove come se fosse un discepolo di Von Clausewitz.  Ma questo sorprende gli osservatori della politica siciliana che non si spiegano il nesso che c’è tra una diminuzione di peso (non fisico) ed il mantenimento di un ruolo. Certo ancora il “dalilometro” non è stato inventato, ma gli “indicatori” per misurare la forza di un gruppo politico nell’intervallo tra una elezione e l’altra ci sono  e si basano sulla conta dei candidati alle ultime regionali maggiormemte votati che hanno cambiato casacca o su sindaci e consiglieri comunali che hanno scelto altri referenti politici, dando un quadro d’insieme, nella fattispecie, alquanto disastroso. In Sicilia l’Udc, piuttosto che porre rimedio a questo processo emorraggico, va invece muro contro muro con Roma. Il commissario inviato nell’Isola dal segretario nazionale Lorenzo Cesa dichiara decaduto il comitato regionale, ma il gruppo dirigente del partito si riunisce comunque ed elegge un nuovo segretario,  Adriano Frinchi, mentre  il commissario regionale dell’Udc siciliano, Antonio De Poli afferma: “Da una verifica  effettuata dal dipartimento organizzativo e dall’ufficio tesseramento nazionale dell’Udc, più della metà dei componenti del comitato regionale della Sicilia non risultano in regola con il tesseramento e, pertanto, così come previsto dallo Statuto, lo stesso Comitato regionale è da ritenersi decaduto”. Intanto Giancarlo Cancellieri, col petto gonfio per i successi di Raggi e Appendino, minaccia di essere pronto a governare la Sicilia e filtra il nome della Zafarana come probabile Governatore dell’Isola o sindaco di Messina, però questi, incuranti di ciò che succede nel mondo reale, continuano a litigare, nel chiuso delle loro stanze, per le tessere, come i bimbi che litigano per le figurine dei calciatori. Questi. Questi fantasmi, direbbe De Filippo.

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