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L’OCCIDENTE TRA VECCHIE SFIDE E NUOVE GUERRE

L’OCCIDENTE DI OGGI TRA VECCHIE SFIDE E NUOVE GUERRE

di Giuseppe Ruggeri (*)

Secondo Lucetta Scaraffia, docente di storia contemporanea presso l’Università “La Sapienza” di Roma e membro del Comitato nazionale per la Bioetica, il cattolicesimo occidentale sarà sempre perdente finché manterrà immutato un certo ”approccio dogmatico” che non ammette discussioni su problematiche come aborto, disposizioni di fine vita, eutanasia ecc. La ricerca di una soluzione ragionevole – non a caso, nei suoi scritti, John Locke parlava di “ragionevolezza del Cristianesimo” – potrebbe temperare le pericolose estremizzazioni che oggi accendono un dibattito destinato per forza di cose a esitare in un muro contro muro. E, dunque, in un sostanziale nulla di fatto.

Allo stesso modo, s’inviterebbero così le tante organizzazioni che fanno quadrato sui cosiddetti “diritti civili” a temperare i toni, evitando di gridare allo scandalo se, dall’altra parte, la pratica dell’utero in affitto, tanto per fare un esempio, è giudicata immorale. Lo è senz’altro, alla luce del comune buon senso, se fa leva sul bisogno dettato dalla miseria, obbligando le donne prive di mezzi economici a utilizzare il proprio corpo per soddisfare i loro bisogni primari.

Ma la crisi di natura religiosa non esaurisce, di per sé, la crisi globale dell’Occidente, la cui cassa di risonanza si arricchisce sempre più, includendo via via una serie di contingenze – prima (e finora ultima) tra tutte la guerra tra Russia e Ucraina – in grado di rivoluzionare a trecentosessanta gradi il nostro emisfero. Che poi il conflitto tra queste due nazioni sovrane si configuri, in fondo, come una sorta di punta dell’iceberg di tutti gli altri conflitti – mediaticamente meno visibili – che oggi infiammano il pianeta ben poco aggiunge alla complessiva crisi valoriale del nostro sistema, sempre più obsoleto in quanto avvitato intorno a se stesso perfino nel considerare – e considerarsi – in nome delle logiche del profitto e della correlata relativizzazione del senso dell’esistenza.

“Questa Europa in guerra è governata da una generazione che non sa cosa sia la guerra” è l’opinione di Tommaso Montanari a riguardo, e davvero sembra di vederla questa generazione che invoca il riarmo – sia pur difensivo – con i toni “dell’inno omerico ad Ares (…) anonimo capolavoro del pensiero antico, in cui s’invoca il dio della guerra perché freni la guerra”. Inesperienza, certo, ma anche crassa ignoranza di una generazione che, per l’appunto, ha scelto di esser tale – questo l’assunto di Montanari il quale cita ivi, a chiosa finale, l’aforisma di Erasmo da Rotterdam: “dulce bellum inexpertis”.

Ma, in tutto questo, cosa ne è degli esperti, quelli veri, s’intende? I generali, per esempio, come Leonardo Tricarico – ex-capo di stato maggiore dell’Esercito – il quale si dice convinto che “l’invasione non ha giustificazione, ma credo sia giusto cercare di comprendere le motivazioni storiche dietro il comportamento di Putin. Da parte sua c’è stato come un fallo di reazione”. Nella stessa intervista, Tricarico si preoccupa poi di distinguere le differenti motivazioni – di USA e Gran Bretagna rispetto all’UE – in merito al conflitto, ove i primi, in realtà, avrebbero come unico obiettivo l’eliminazione finale di Putin – e del putinismo – in Russia, e questo spiegherebbe pure le loro pressioni per annettere nella NATO l’Ucraina, oltre alla progressiva espansione dell’Alleanza atlantica verso Est, irritando così sempre più il Cremlino e facendola diventare un’autentica minaccia per la sicurezza nazionale russa.

Certo, c’è chi, come Furio Colombo – riguardo alla marea montante di sostenitori di soluzioni diplomatiche – ha parlato di “furore pacifista”. Ci si augura, a riguardo, che il noto giornalista si riferisca invero a quanti, senza aver nulla da proporre se non una pace generica e irrealistica poiché non fondata su solide trattative, insistono a invocare, in modo del tutto acritico, il cessate il fuoco. E c’è pure chi, come Massimo Cacciari, sostiene che “il referendum nel Donbass è l’unica strada verso la pace”. Il filosofo e politico veneziano resta uno dei pochi che, fondando sul realismo la sua disamina dei fatti, si dice convinto che soltanto una conoscenza approfondita delle cause del conflitto è in grado di innescare un virtuoso processo di pace tra le parti in guerra. Promuovendo un referendum Donbass sotto lo stretto controllo dell’ONU, e facendo perciò leva sul principio dell’autodeterminazione dei popoli, si porrebbe fine – secondo Cacciari – a una guerra civile in realtà iniziata nel 2014, e che ha già comportato migliaia di morti in un territorio a maggioranza russofona.

Insomma, come argomenta Massimo Fini, “la vicenda ucraina si è rapidamente trasformata in una guerra ideologica: fra ‘mondo libero’ e quello che libero non è”. In un clima generale dove libertà d’espressione, com’egli stesso soggiunge “spesso è più formale che sostanziale perché chi esce dal seminato viene demonizzato, emarginato, silenziato”. Sicchè “nel ‘mondo libero’ nessuno, a parte eccezioni così esorbitanti da risultare insultanti (Bezos, Musk) è veramente libero, padrone di se stesso”.

Vecchie sfide e nuove guerre, in conclusione, travagliano – e spesso trafiggono – l’Occidente sulla soglia di un cambiamento epocale che sembra sempre imminente ma che poi non diviene, in una sorta di tempo sospeso, una nemesi storica che lo fa inevitabilmente retrocedere nel suo cammino evolutivo e civile. Forse perché, citando Heidegger, “l’Occidente ha convogliato nello sviluppo tecnologico tutta la volontà di potenzqa dell’uomo, trasformandola in fine a se stessa e così facendo ha trasformato il mondo in apparato tecnico e noi tutti in impiegati di quest’apparato”.   

(*) Scrittore, giornalista

Vicepresidente Associazione Medici Scrittori Italiani

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