Scrivo queste righe consapevole di poter essere accusato di essere un troglodita antifemminista, ma mi assumo ogni responsabilità per quanto affermo. Solo chi non capirà il senso di queste parole lo dirà, e questo mi consola.
Ma andiamo ai fatti.
Due casi apparentemente diversi fra loro hanno segnato le cronache di questi giorni. La tragica morte di cinque operai sui binari di Brandizzo e l’uccisione, l’ennesima, di una donna per mano dell’uomo che diceva di amarla.
I casi sembrano diversissimi ma in realtà sono molto più simili di quanto possa sembrare.
Il problema della moderna società liquida, per usare una definizione di Zygmunt Bauman, è di non avere più punti di riferimento certi. Ideologie, partiti, religioni, scuola, istituzioni e spesso nemmeno il buonsenso. Niente. Ognuno si sente in dovere di fare di testa propria. L’individualismo prevale su tutto il resto. E così si generano spesso giudizi diversissimi, persino opposti, su casi che in realtà presentano molte analogie.
Partiamo dalla tragedia di Brandizzo. Si rimprovera all’impresa di aver fatto lavorare i cinque poveri operai in condizioni di grave pericolo. Quindi c’è una colpa alla base di questa tragedia: ed è la colpa di non essersi attenuti a regole giuridiche chiare. Ma sarebbe bastato il buon senso per capire che, se un treno sopraggiungerà sicuramente a centosessanta chilometri orari, il rischio di fare una strage è concreto. E così è stato. Quindi, in questo caso, il fatto si sarebbe potuto evitare se si fosse rispettata una semplice regola di buonsenso.
Nella tragedia di Marsala, al contrario, non c’è nessuna responsabilità della ragazza, secondo tanti. E se soltanto ti azzardi a dire che andare a trovare il suo ex, da sola, in un casolare di campagna abbia fatto aumentare seriamente i rischi di finire come poi è finita, rischi di essere additato, appunto, come troglodita antifemminista.
Ma anche qui sarebbe bastato semplicemente rispettare una regola di buonsenso. Se il tuo uomo è un violento non vai a trovarlo da sola, in un casolare di campagna, con una scusa qualunque. E non lo diciamo noi. Lo dicono anche le tante organizzazioni di aiuto alle donne maltrattate, le istituzioni, i centri antiviolenza istituiti presso i servizi sociali, le forze di polizia e tanti altri che quotidianamente lavorano intorno a questa delicata questione.
Ma qualcuno si sentirebbe di dire che anche tutti questi siano trogloditi antifemministi?
La legge non ti salva in quanto tale. Il divieto di uccidere non ti salva di per sé.
Quante volte, da piccoli ma anche da adulti, veniamo invitati alla prudenza, all’accortezza, al non frequentare brutte compagnie? E’ questo il segreto di una efficace prevenzione. Lo Stato deve fare più e meglio per sensibilizzare le persone, specie i maschi, ad avere una vita di relazione basata sul rispetto anche quando gli amori finiscono. Ma per quanto tutti, lo Stato, la Chiesa, le associazioni possano impegnarsi su questa cosa ci sarà sempre il lupo, l’orso o lo squalo pronto a fare del male a qualcuno.
La libertà è una bella cosa, ma non bisogna abusarne. Persino i padri costituenti, hanno precisato che la libertà non è assoluta. La Costituzione, nel fissare i diritti di libertà, ne fissa anche i limiti. E già nell’articolo 1 dice che la sovranità, cha altro non è che la libertà collettiva, si esercita nelle “forme e nei limiti della Costituzione”.
Capite? Forme e limiti. Non anarchia.
Mi capita alle volte di trovarmi a bordo di auto guidate da persone che hanno uno stile di guida più allegro del mio e che spingono al limite, e forse anche oltre, il proprio utilizzo della libertà. Agli incroci, per esempio, si passa dritti senza guardare chi sopraggiunge. E’ vero, alle volte chi lo fa ha la precedenza, ma un po’ di prudenza non guasta perché, per quanto tu abbia la precedenza, non si sa se chi ha lo stop ti ha visto. E quando capita un caso come questo e mi viene sottolineato che si è solo proceduto secondo i propri diritti, io rispondo che è vero ma che preferisco vivere. Non me ne frega niente di sapere che, se dovessi essere travolto ad un incrocio, qualcuno scriva sulla mia lapide: è morto, ma aveva la precedenza.