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Ottavia Molteni al 30°anniversario di mondonuovo

L’intervento di Ottavia Molteni (Anpi Sesto San Giovanni) al 30°anniversario di mondonuovoa Militello Rosmarino

Vorrei iniziare il mio breve contributo con un omaggio al collega, già Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli,  scomparso nel gennaio 2022. Un convinto sostenitore dei valori fondanti della nostra Repubblica, tra cui quello su cui mi concentrerò: l’antifascismo. Ancorarne la portata a un determinato periodo storico, fortunatamente alle spalle per la mia generazione e per quelle seguenti; o riconoscerne solo la vis oppositiva legata al prefisso è limitativo e pericoloso, specialmente alla luce delle istanze che l’attualità ci consegna. 

Nel 2020, in un messaggio inviato all’ANPI, Sassoli ci ricordava che, nel 25 aprile, “celebriamo soprattutto una vittoria etica e un riscatto morale: la scelta di chi ha saputo sottrarsi al giogo dell’autoritarismo, al culto della potenza e alla forza dell’intolleranza. Anche l’Europa è nata così: dal desiderio comune di pace, dalla forza di ideali più grandi che hanno affratellato persone lontane, ma unite nel contrastare i semi della violenza, della sopraffazione e della negazione delle libertà fondamentali. La nostra storia, di ieri e di oggi, ci insegna che non saranno gli egoismi nazionali a proteggerci. L’Europa si è formata e vogliamo continui a crescere come Comunità di cittadini, con le sue diversità, con il pluralismo politico, religioso, culturale”. 

Antifascismo, quindi, come seme della tolleranza e del progresso per tutti, non per pochi; Europa come luogo della pace e della solidarietà tra le nazioni, considerato il carattere extra-nazionale della Resistenza che ha travalicato le frontiere, anche quelle generazionali. Un porsi contro chi, ancora oggi, propugna sistemi di governo dittatoriali e totalitari, che puntano ad annientare le conquiste fondamentali sul piano dei diritti, frutto delle battaglie dei nostri padri e delle nostre madri. Conquiste di cui godono anche coloro che a quelle battaglie non presero – o decisero di non prendere – parte o che, addirittura, si mossero sul fronte diametralmente opposto. 

Sassoli conveniva con Umberto Eco sul fatto che la democrazia, la libertà e la liberazione non possono essere intese come acquisizioni definitive, un compito svolto “una tantum”.

Per chi cerca di riportare indietro le lancette della storia a un momento dominato dall’assenza di democrazia e di libertà le parole d’ordine sono rimaste le stesse. In primis, nazionalismo, connesso a un’idea etnica di nazione come comunità con una precisa matrice biologica, culturale, ancorata a miti fondativi e fondanti. Vi si accompagnano il concetto di “razza”, come patrimonio condiviso e trasmissibile, e la paura verso l’altro da sé. 

Il principio cardine dell’antifascismo, inteso come cifra del vivere civile, è invece quello dell’inclusione. Non certo, quindi, un atteggiamento strumentale che può far gridare a chi non vi si richiama a uno strumento di delegittimazione politica, arma di esclusione di massa che per decenni ha consentito di estromettere persone, associazioni e partiti da ogni ambito di confronto, di discussione, di semplice ascolto

Sono parole ancora una volta rubate. Portano la firma dell’attuale Presidente del Consiglio Italiano e sono state affidate a una lettera che la stessa ha voluto indirizzare alle colonne del Corriere della Sera in occasione del suo primo 25 Aprile a Palazzo Chigi. Un messaggio in cui si auspica una ritrovata concordia nazionale ma si denuncia al contempo la narrazione di una immaginaria divisione tra italiani compiutamente democratici e altri – presumibilmente la maggioranza a giudicare dai risultati elettorali – che, pur non dichiarandolo, sognerebbero in segreto un ritorno a quel passato di mancate libertà. Come se libertà e democrazia, definite dalla premier unico vero antidoto a qualsiasi rischio autoritario, non fossero costruzioni fragili in mancanza delle opportune basi di appoggio. 

Basta guardarsi intorno per capire che il pericolo è reale e concreto. Dal recente tentativo di conquistare il governo, non andato a buon fine, da parte di Vox, partito spagnolo di ultradestra che si ispira dichiaratamente alla dittatura di Francisco Franco; alle posizioni su stato di diritto (principio alla base degli ordinamenti costituzionali degli stati membri dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa) e politiche immigratorie dei paesi del Gruppo di Visegrad, tra cui la Polonia di Mateusz Morawiecki e l’Ungheria di Viktor Orban. Il secondo, Orban condivide il pensiero espresso pochi mesi orsono dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, nonché dal suo collega alle Infrastrutture e dall’attuale Presidente del Consiglio in tempi non così remoti. “Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica. Vabbè gli italiani fanno meno figli, sostituiamoli con qualcun altro”, sono state le parole di Lollobrigida al congresso della CISAL. Con un calcio diretto al principio di uguaglianza tutelato dall’art. 3 della Costituzione italiana. Patriottismo, quindi, nel senso più limitante di chiusura alle istanze di un mondo che fortunatamente non può tornare indietro lungo il percorso di globalizzazione, inteso come minaccia agli interessi nazionali sul piano politico, economico e sociale. 

Xenofobia, razzismo (oggi massimamente nella sua accezione differenzialista e non gerarchizzante) autoritarismo, opposizione al percorso democratico ed euroscetticismo sono il denominatore comune delle battaglie dell’estrema destra europea che, in Grecia, alle ultime elezioni, nuna volta sciolta Alba Dorata come organizzazione a delinquere, ha visto quella stessa area politica premiata con un 12% circa dei voti complessivi, di là dai nomi in corsa. Il tutto avveniva mentre Alternative für Deutschland raggiungeva un importante risultato, riuscendo a imporsi nel ballottaggio per la presidenza del circondario di Sonneberg, in Turingia. Sverigedemokraterna, che dallo scorso anno sostengono un governo conservatore, hanno cavalcato il timore dei giovani per la perdita di possibili posti di lavoro in caso di aumento di nuova popolazione nel Paese del Nord Europa. E se in Francia la leader del partito conservatore Rassemblement National (ex Front National), Marine Le Pen, ha perso la corsa per l’Eliseo contro Emmanuel Macrom, il gruppo ha potuto festeggiare la netta crescita di consenso tra l’elettorato transalpino. Come pensa di fare, in vista delle votazioni europee del 2024, il Freiheitliche Partei Österreichs (FPO).

L’elenco degli esempi e degli indizi che dovrebbero indurci a potenziare l’impegno per la salvaguardia dell’ordine democratico è ancora lungo , non mi dilungherò però oltre. Chiudo il mio intervento con la citazione di un padre costituente, Piero Calamandrei: “Quando la casa del vicino brucia, anche la mia casa sta per bruciare; perché uno si salvi, bisogna salvarsi tutti insieme. Il mondo, in virtù delle grandi scoperte che hanno annullato le distanze, è diventato veramente una piccola aiuola; l’Europa è oggi più ristretta di quanto fosse l’Italia un secolo fa, quand’era divisa in tanti piccoli principati. Anche allora gli egoismi regionali furono superati, e la sovranità risalì verso l’alto e si unificò nella nazione. L’Italia non si salva, se non si salva l’Europa; salvando l’Europa si salva la pace del mondo”.

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