Nei giorni scorsi si è assistito ad uno scontro a distanza fra Matteo Salvini e Don Luigi Ciotti.
Da un lato Salvini che ha trasformato una grande occasione per fare un figurone nell’esatto opposto. Un ministro non parla di “schifo” in aula. Salvini ancora una volta dimostra ciò che è, ovvero il figlio di quel mix di falsa rivoluzione ed incultura politica che è la Lega fin dai suoi esordi.
Dall’altra Don Ciotti che ha fatto sicuramente battaglie di giustizia e libertà dalle mafie ma che ormai sembra un disco rotto.
“Il ponte, più che unire due coste, rischia di unire due cosche”. Bene, bravo, bis… si potrebbe dire. La recita è stata un successo. Ma dietro queste frasi ad effetto, con tutto il rispetto, c’è la visione terzomondista di un movimento chiamato “antimafia” che più che fare la lotta alla criminalità ha utilizzato certi argomenti per minacciare, insultare, intimidire tanti avversari e spianare la strada a tanti amici che poi, alla prova dei fatti, hanno dimostrato di essere persino peggiori di quelli contro cui dicevano di battersi. E la cronaca degli ultimi anni è piena di esempi di esponenti della cosiddetta “società civile” e “antimafia” che oggi sono alla sbarra con le accuse più infamanti, come quello che pretendeva il pizzo per dare la concessione per il bar all’aeroporto di Palermo o quell’altro che avrebbe costruito un rodato sistema di dossieraggio utile alla distruzione della reputazione altrui. Un vero abisso di illegalità, insomma.
Don Ciotti, e tutti quelli come lui che come lui si arrogano il diritto di stabilire chi è mafioso e chi no, dovrebbe capire che la mafia c’è già e alligna proprio dove c’è sottosviluppo economico. Il Ponte sullo Stretto sarebbe invece una grande occasione di crescita economica che permetterebbe a migliaia di persone, direttamente o nell’indotto, di emanciparsi dal ricatto mafioso e anche da quello politico. Il Ponte, secondo alcune stime, darebbe lavoro a centomila persone. E c’è da crederci perché non sarebbero solo le maestranze direttamente interessate alla costruzione dell’opera ad essere impegnate, ma anche quelle di quella rete di imprese che dalla società Eurolink (concessionaria dell’opera) riceverebbero commesse. Basti pensare alle centinaia di autotrasportatori, tassisti, ristoratori, manutentori, albergatori…
Ma non viene in mente a Ciotti che le migliaia di operai che ogni giorno devono mangiare non possono andare tutti al bar della stazione per farlo, ma ci sarà bisogno di mense enormi nelle quali lavoreranno per anni cuochi, camerieri, addetti alle pulizie?
Per non parlare poi dei milioni di turisti che verrebbero a visitare l’opera una volta costruita. Il Golden Gate, a San Francisco, attrae milioni di turisti ogni anno che portano valuta pregiata in quella città.
E poi cosa c’entra la mafia? Ma davvero Don Ciotti pensa che imprese della dimensione di quelle che formano il consorzio Eurolink si metterebbero poi a trattare con Don Totò u curtu?
E se proprio questo rischio c’è chiediamo una legge specifica che obblighi il concessionario alla massima trasparenza. Pretendiamo un protocollo di legalità in base al quale, per esempio, Eurolink sia obbligata a comunicare ad uno speciale ufficio della Procura i nomi di tutte le imprese fornitrici, di tutti i lavoratori assunti o che so io. Don Ciotti dovrebbe sapere che la mafia fa affari anche per la costruzione di scuole, la bitumazione delle strade, la gestione della pubblica illuminazione. E allora cosa facciamo? Lasciamo le città al buio perché c’è la mafia?
Ma per favore, Don Ciotti, mi rivolgo a te. Smettila una volta per tutte con questa lotta terzomondista che condanna il sud a restare sempre indietro e produce per la mafia schiere di disperati disposti poi a lavorare per Cosa Nostra perché ogni giorno, comunque, un tozzo di pane bisogna pur portarlo a casa. Smettila di arrogarti il diritto di dare patenti di illibatezza o mafiosità a chi ti pare a piace. La Sicilia e la Calabria sono stanche di restare sempre al palo perché ci siete voi che avete il culo al caldo e non avete nessun rispetto di loro. Un caro saluto.