Avevamo costruito insieme un sistema sanitario pubblico e universalistico fra i migliori del mondo ma
ora milioni di cittadini stanno rinunciando alle cure perché molte porte sono di fatto chiuse, e le alternative costano troppo.
È ora di invertire la rotta. Basta con tagli di fondi, di personale e di posti letto! Ma l’emergenza impone
anche una mobilitazione di coscienze. I cittadini e i professionisti hanno il diritto di partecipare alle decisioni che li riguardano.
Negli ultimi anni sono state approvate norme che disegnano una sanità accogliente e partecipata, sostenuta da servizi territoriali progettati insieme agli utenti, ai professionisti e alle comunità, rimaste finora inattuate, aumentando lo spazio dei privati. E’ ora di rilanciare la sanità pubblica mettendo subito in atto i percorsi già indicati.
Ecco i nostri 5 punti per il rilancio di un servizio sanitario accessibile e universale.
Il primo punto riguarda l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza che devono essere garantiti
ed esigibili su tutto il territorio nazionale. È urgente, dopo che abbiamo aspettato oltre vent’anni il loro
primo aggiornamento e che è stato necessario diffidare lo Stato e le Regioni per ottenerlo, trovare il
modo affinché essi siano periodicamente aggiornati e monitorati. Il Governo è tenuto a presentare alle
Regioni una proposta credibile, con i finanziamenti necessari, e a verificare l’erogazione dei Lea. Le
Regioni, da parte loro, devono essere pronte a un salto di qualità e garantire l’attuazione dei Livelli essenziali di assistenza dandone conto ai loro cittadini.
Il secondo riguarda il diritto dei malati cronici e delle persone non autosufficienti di essere sostenuti
con percorsi di cura sociosanitari integrati e personalizzati. Bisogna cambiare una legge del tutto
inadeguata ma è già possibile intervenire costruendo insieme i percorsi con il concorso dei cittadini,
garantendo il dovuto sostegno ai familiari che assistono i propri cari, favorendo la formazione di reti di
tutela e sorveglianza, animate dalla cittadinanza attiva.
È prioritario intervenire sulle liste di attesa che chiudono le porte del servizio sanitario. La carenza di
risorse umane e tecniche è oggettiva e deve essere colmata, ma bisogna anche fare chiarezza in un
sistema oscuro, nel quale si mescolano prime visite e controlli, si chiudono o non si conferiscono le
agende, si creano rapporti poco chiari con i privati, e altro ancora. Il piano nazionale di governo delle liste
di attesa 2019-2021 prevedeva la partecipazione dei cittadini al monitoraggio, mai diventata realtà invece
indispensabile per fare la necessaria chiarezza.
La sanità digitale è un diritto da attuare implementando l’uso del Fascicolo Sanitario Elettronico, per
ridurre la burocrazia e comunicare con i professionisti, come già avviene in alcune realtà, con il concorso
delle organizzazioni civiche.
Il decreto sulla medicina territoriale prevede l’insediamento delle Case della Comunità che dovrebbero
essere progettate insieme alle comunità locali e ai professionisti. Coi soldi del PNRR si stanno costruendo i muri; intanto le comunità locali, i professionisti e la cittadinanza attiva possono già definire in ogni
territorio, i servizi che le riempiranno, riducendo anche la pressione sul pronto soccorso. Perché perdere
tempo? Le istituzioni hanno l’opportunità di ricostruire concretamente un rapporto positivo con la cittadinanza per superare l’emergenza sanità. Sarebbe molto grave non assumere questa responsabilità
Urgenza Sanità: difendiamo il Servizio Sanitario Nazionale
