Salute, quei 165 milioni per tagliare le liste d’attesa che le Regioni non hanno speso
di Michele Bocci
Salute, quei 165 milioni per tagliare le liste d’attesa che le Regioni non hanno speso
Anche se i tempi per ottenere una visita o un esame nel servizio pubblico sono spesso lunghissimi, molte amministrazioni locali non hanno utilizzato i fondi per il 2022, 500 milioni, messi a disposizione per migliorare l’offerta. Ecco chi è andato peggio
19 APRILE 2023
Dei tanti problemi di cui soffre la sanità italiana le liste di attesa sono quello più sentito. Perché riguardano tantissimi cittadini, che quotidianamente si trovano di fronte a tempi lunghissimi per avere visite ed esami e molto spesso sono costretti a rivolgersi al privato. Le Regioni, anche nel 2022, non sono state in grado di produrre lo stesso numero di prestazioni che facevano prima del Covid, e si muovono in ordine sparso, come ha recentemente chiarito Agenas. Eppure, avevano a disposizione anche risorse straordinarie che sarebbero dovute servire ad aumentare l’offerta già a partire dall’anno scorso. Si tratta di 500 milioni dei quali però circa il 33%, 165 milioni, non sono stati utilizzati.
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I fondi stanziati a fine 2021
L’ex ministro della Salute Roberto Speranza alla fine del 2021 ottenne dal governo Draghi un aumento del fondo sanitario nazionale di 2 miliardi di euro. Di questi, 500 milioni andavano destinati dalle Regioni all’abbattimento delle liste di attesa. Vista la situazione in cui si trovavano le agende dell’attività specialistica in tutta Italia, tutti avrebbero dovuto sfruttare l’occasione, anche se molti hanno i bilanci in difficoltà. Eppure qualcuno non ci è riuscito (o non ha voluto) e ben 165 milioni sono stati usati per altro. Difficile giustificarsi dicendo che non si avevano problemi, visto che le liste di attesa sono pesanti quasi in tutto il Paese e tra chi ha investito di meno ci sono Regioni che certo non eccellono per la rapidità della risposta ai cittadini.
le Regioni che sono andate bene
Ci sono 3 Regioni che hanno addirittura speso qualcosa di più di quello che avevano a disposizione, e cioè Emilia-Romagna (37 milioni), Friuli (10 milioni) e Piemonte (36 milioni). La Liguria invece è al 100% (di 13 milioni). Poi sono andate bene la Toscana (91% di 31 milioni) la Lombardia (85% di 84 milioni), la Basilicata (81% di 4,5 milioni), il Veneto 80% di 41 milioni. Si tratta prevalentemente di grandi Regioni, che fanno poi alzare la media dei soldi spesi in totale dalle amministrazioni locali perché disponevano di fondi proporzionali al numero degli abitanti.
Chi è andato male
I dati raccontano che il Molise ha investito per le attese solo l’1,7% di quanto aveva a disposizione, circa 2,5 milioni. Male anche la Sardegna (26%), la Sicilia (28%), la Calabria e la Provincia di Bolzano (29%). Arrivano almeno a un terzo dei soldi utilizzati la Valle d’Aosta (32%), la Campania (35%), le Marche (36%). Stanno intorno alla metà, invece, l’Abruzzo, il Lazio e la Provincia di Trento (49%). Infine l’Umbria è al 62% e la Puglia al 66%.
La bacchettata del ministro: “Ritardi inaccettabili”
Di recente il ministro alla Salute Orazio Schillaci, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, ha richiamato le amministrazioni locali sottolineando come i soldi non siano stati usati. Inoltre ha ricordato che anche per quest’anno ci sono risorse. Non si tratta di denaro in più, ancora una volta, ma di 380 milioni del fondo sanitario vincolati appunto ad interventi per abbattere le liste di attesa. Sono però poche le Regioni che hanno già deliberato l’utilizzo del denaro, con un progetto per abbattere le attese. “Nel Milleproroghe abbiamo stanziato 380 milioni (in realtà non si tratta di uno stanziamento extra, come visto, ndr) per tagliare le liste di attesa e lavoriamo ad una riforma del sistema. Fatemi dire che è inaccettabile che ci siano regioni che hanno già impegnato questi fondi e altre che restano invischiate in ritardi, lungaggini, giri di parole. Tutto ciò è inaccettabile”.
- Segnalato da Concetto Trifilò