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In ricordo di Aurelio Molteni di Enrico Farinone

In ricordo di Aurelio Molteni di Enrico Farinone, già deputato per il PD e consigliere comunale a Sesto San Giovanni

Un personaggio inconfondibile, Aurelio. Con quel suo vocione si imponeva all’attenzione e all’ascolto in ogni caso, anche se magari tu in quel momento stavi pensando ai fatti tuoi. Ma quando iniziavi ad ascoltarlo inevitabilmente rimanevi affascinato dal suo eloquio fluente e forbito, intercalato da quei “no?” che il tono di voce possente rendeva ulteriormente affermativi e confermativi del pensiero appena espresso.  

E il pensiero era, sempre, di elevato livello, frutto di una intelligenza perspicace e di letture mai superficiali e mai banali, anzi tutt’altro che semplici. Aurelio amava la filosofia e lo dimostrava, sapendo sempre collegare le minute problematiche del vivere quotidiano, delle quali la politica si deve pur occupare, alle grandi questioni dell’esistenza umana.

E in quel suo appassionato discorrere, sì, appassionato, proprio perché capace di andare al fondo esistenziale delle cose, tu che lo ascoltavi avevi la possibilità per il tempo del suo intervento di relazionare l’oggetto del dibattito di quella serata con il profondo delle motivazioni che ti avevano condotto all’impegno politico. Dopo, la riunione riprendeva secondo i canoni abituali, molto più legati alla contesa quotidiana, naturalmente, ma quella parentesi aperta e chiusa da Aurelio comunque aveva introdotto nel dibattito un elemento di approfondimento che restava in tutti noi sotto traccia per poi, talvolta, anche se non sempre, riemergere con la prepotenza di un’intuizione corretta, spesso decisiva.

Queste cose accadevano (parlo di quelle che io ho vissuto, alle quali ho partecipato e non ho dubbi che simili momenti fossero vissuti anche in altri contesti nei quali Aurelio aveva occasione di far valere il proprio pensiero, innanzitutto ovviamente quello scolastico) nella sezione DC di Sesto San Giovanni, in un tempo nel quale – erano gli anni Settanta e i primi degli Ottanta del secolo scorso – la discussione politica era non solo vivace, ma anche profonda, non estemporanea, sempre supportata da passione vera e da conoscenza reale dei problemi. In quegli ambienti si ritrovava uno spaccato straordinario della società, realmente rappresentativo di quest’ultima.

Accendo un’istantanea nella mia memoria e vedo i volti e sento ancora le voci che illustravano con le proprie esperienze la complessità del quadro sociale ed economico, del quale la politica, quella politica di quei partiti allora sì davvero popolari, davvero partecipati, davvero amati dalla gente, doveva poi occuparsi. C’erano il sindacalista, il dirigente industriale, l’insegnante delle superiori e la maestra elementare, l’operaio della Falck e quello della Breda, lo studente universitario e quello liceale, il bancario, il tecnico operativo, il piccolo imprenditore e quello di maggior stazza, il commerciante, il magazziniere, il pensionato, la persona che dava una mano in parrocchia, la segretaria che lavorava in una grande azienda, quella che invece era parte dell’amministrazione comunale…insomma c’era un mondo.  Declinato al maschile prevalentemente, ma non solo, non esclusivamente, essendoci già allora alcune valenti donne che stavano arando il campo per una loro più larga partecipazione alle scelte anche politiche della città.

Questo insieme di relazioni conduceva ad un intenso dibattere mai fine a sé stesso ma sempre orientato a portare un contributo al bene della comunità locale. Anche se – come nel caso della sezione DC di Sesto – si sapeva benissimo essere l’apporto di una minoranza che non aveva accesso alle stanze di comando della macchina amministrativa. Consapevole però che il proprio contributo era comunque importante. Che sarebbe stato portato nell’aula del Consiglio Comunale dai rappresentanti in esso eletti (Aurelio lo sarebbe divenuto lui pure ma in un tempo successivo) e che comunque sarebbe stato ascoltato e valutato – a volte positivamente, più spesso negativamente, ma in ogni caso rispettato – dalla maggioranza e dall’Amministrazione.

Le riflessioni che dunque ognuno portava in quelle serate che iniziavano puntuali alle 21 e che si protraevano senza fatica per due, tre ore ma se necessario anche di più recavano con sé la consapevolezza di una importanza reale, anche se le soluzioni proposte non avrebbero avuto la soddisfazione dell’accoglimento.

In tale contesto, allora, ancor più rilevante – e non solo affascinante – risultava il contributo di Aurelio proprio perché sapeva andare oltre l’immediatezza del tema affrontato dandogli un respiro alto e quindi, anche se alla fine le decisioni dell’Amministrazione comunale non sarebbero mutate, in ogni caso quella discussione non sarebbe risultata vana poiché non solo si era approfondito un tema, e il confronto fra più persone è comunque sempre utile e arricchente per ognuno, ma anche si era avuta l’opportunità di collegarlo a qualcosa di più ampio, di più denso. E spesso ciò avveniva proprio in virtù del contributo alla discussione arrecato da Aurelio. Che rimane così un ricordo di bella e sana politica, oltre che di un uomo colto e autentico.

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