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VERGOGNA SANREMO, VERGOGNA ITALIA!

VERGOGNA SANREMO, VERGOGNA ITALIA! di Giuseppe Ruggeri

Ricordate gli anni del pacifismo statunitense degli Anni Settanta? Mettete dei fiori nei vostri cannoni – cantavano quei pacifisti ignari che, mezzo secolo dopo, nel nostro sedicente Belpaese, sarebbe successo l’esatto contrario.

La propaganda bellicista giunge oggi difatti, in Italia, fino allo smagliante palcoscenico dell’Ariston – ove, per la verità, tante altre vergogne sono state impunemente consumate quali ad esempio la becera e gratuita volgarità di taluni improbabili conduttori degli ultimi anni – un palcoscenico che, tra qualche giorno, ospiterà carrarmati e cannoni insieme ai fiori della riviera ligure.

E mi vergogno anch’io, da italiano che continua a sentirsi cittadino di un mondo di pace e non di guerra, nell’apprendere certe enormità che confermano, caso mai non ce ne fossimo ancora accorti, la vertiginosa curva discendente che stiamo percorrendo mentre ci spingiamo sempre più verso un oscurantismo senza rimedio. L’oscurantismo dei guerrafondai, intendo dire, i quali hanno ormai assunto le sembianze dei maggiori partiti politici nazionali – democratici in testa – e, ovviamente, dei saldi gruppi di potere e delle multinazionali del ferro e dell’acciaio.

In questo impero siderurgico che finirà per subentrare, un’emergenza dopo l’altra, a quello farmaceutico d’epoca pandemica, a restare invariata è sempre e comunque la logica dello spettacolo che deve continuare. Spettacolarizzando tutto – dai virus alla guerra – a guadagnarci saranno i soliti ignoti (o forse fin troppo noti) in un crescendo di acrobazie e colpi di scena che finiranno vieppiù per convincerci di essere sulla strada giusta.

In tempi recenti, non ho seguito il Festival di Sanremo se non per brevi sequenze evocate da uno zapping distratto e compulsivo ma quest’anno credo d’avere un motivo più che valido per non farlo neanche per un momento. E credo anche che, per disertarlo in massa, dovremmo cercare di reprimere, in ogni modo possibile, la nostra curiosità. Disertando gli ascolti, se è vero che in Italia la maggioranza popolare è contraria all’invio di armi in Ucraina, si darà un segnale preciso, direi inequivocabile, che a qualcosa pure servirà.

Servirà, tanto per cominciare, a far capire a qualcuno – o alcuni – che l’anestesia che certa informazione mass-mediale insiste a propinarci non ha attecchito come doveva, e che sensazioni come disgusto e sdegno continuano a percepirsi, e con intensità maggiore, specie dinanzi a certe iniziative. Non vogliamo – questo il messaggio dei disertori dell’ascolto – che la tragedia di un popolo massacrato e la prospettiva di una guerra mondiale siano trasformati in uno spettacolo, e dunque in un prodotto di mercato.

Perché il pensiero critico, fino a prova contraria, ci suggerisce invece l’opposto. Che, cioè, quello spettacolo è in realtà una guerra vera e senza esclusione di colpi. Da far cessare al più presto e, soprattutto, con i mezzi giusti.

Giuseppe Ruggeri

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