Anche il Papa si arrende. Putin non sente ragioni. Il Pontefice aveva chiesto un incontro personale al capo del Cremlino il quale, per quasi un mese e mezzo, aveva fatto finta di non aver capito. E solo dopo le insistenze di Francesco ha risposto, seppur per declinare l’invito.
Ieri i cardinali Parolin e Gallagher, rispettivamente capo del governo civile della Chiesa e ministro degli esteri, strettissimi collaboratori del Papa, hanno riportato la Santa Sede sulle posizioni del mondo occidentale affermando, Parolin, che la difesa è sempre legittima, come previsto anche dal paragrafo 2265 del Catechismo della Chiesa Cattolica. E Gallagher che l’invio delle armi all’Ucraina è giusto, seppur nei limiti dell’esercizio, appunto, del legittimo diritto alla difesa.
Insomma, Papa Francesco, con tutto il bene che gli vogliamo, nella vicenda Ucraina ha prestato il fianco a molte critiche ed ha probabilmente commesso degli errori. Il primo è stato dire che la NATO abbaiava alle porte della Russia. E’ noto infatti che la NATO è una organizzazione di difesa e non ha mai attaccato nessuno anche perché, per Statuto, non potrebbe farlo. Ma quella affermazione ha fatto credere a Putin ed ai suoi sostenitori, anche italiani, che, in fondo in fondo, un po’ di ragione ce l’aveva anche lui e che tutti i morti, civili e militari, russi ed ucraini che questa guerra sta mietendo sono meno morti degli altri.
Un secondo passaggio, politicamente poco efficace, è stato accusare Kirill di essere il chierichetto di Putin. In questa circostanza Francesco ha mostrato uno scarso senso della diplomazia perché insultare l’interlocutore non è mai il viatico migliore per intavolare una trattativa. Inoltre sembra aver incarnato il detto di Pitagora che afferma che l’uomo è misura di tutte le cose. Forse Francesco, che è sicuramente uomo mite e pio, pensa che queste sue doti umane siano le stesse di Kirill, ex agente del KGB, titolare di un patrimonio personale, non della chiesa, stimato in quattro miliardi di euro, e capo di una Chiesa che ha fatto delle ragioni identitarie un sentiero irrinunciabile. In altre parole, Francesco ha tentato, oltretutto con inconsueta rudezza, di richiamare Kirill ai valori di un vangelo nei quali quello, probabilmente, nemmeno crede realmente.
Tutto questo non ha giovato alla fine delle ostilità, anzi. Ha permesso al Cremlino di prendere tempo e di dire di avere alleati anche insospettabili. Ha, seppur marginalmente, intaccato l’unità del mondo occidentale fornendo argomenti pro Putin a Orban, ma anche a Salvini e Conte, per non parlare di Fragolina86 che discetta di questioni internazionali dal suo account internet.
Papa Francesco è uomo saggio ma come politico sta prendendo qualche svarione, diciamocelo chiaramente. Sarebbe molto più utile che parlasse di meno e lasciasse lavorare di più le cancellerie internazionali, compresa quella vaticana, evitando di pensare che quella fra Mosca e Kiev sia la storia di un matrimonio in crisi e non un rigurgito di nazifascismo alle porte dell’Europa. Ed anche su questo Francesco ha qualcosa da portare a ulteriore chiarimento. Fin dal primo giorno del suo pontificato il Papa ha avviato una azione di pulizia all’interno della Curia romana. Azione necessaria, ma forse imprudente e avventata perché, nel cacciare qualche cardinale che magari aveva sulla coscienza qualche storia imbarazzante, ha anche cacciato qualche valido uomo politico che, in simili circostanze, poteva rivelarsi molto utile ed ha provato a incarnare esso stesso la Chiesa di Roma, senza dare ascolto ai tanti che magari gli indicavano una via diversa. Chissà?!? Il Papa sarà pure infallibile quando parla ex cathedra, ovvero sui dogmi della fede che, se espressi da lui, sono da considerarsi certi per tutti i cristiani. Ma quando si mette a fare politica il Papa rischia, se mal consigliato o non consigliato affatto, di perdersi nei meandri di un’arte antica, nobile ma pericolosa per la quale l’infallibilità non vale.