Il valore della dignità nel discorso di Mattarella Maurizio Ballistreri
E’ stato rilevato che l’applauditissimo discorso di insediamento del rieletto Presidente della Repubblica in Parlamento, Sergio Mattarella, ha avuto come motivo conduttore il tema della dignità.
Come è noto la dignità umana è stata a lungo considerata come un concetto eminentemente morale, filosofico o religioso. Nella modernità la dignità ha acquisito lo status di norma giuridica vincolante, e viene spesso indicata come la pietra angolare della costruzione dei diritti umani, come è rilevabile nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1948, dell’Onu, nonché da Convenzioni internazionali e Costituzioni nazionali. Anche negli Stati nei quali la dignità non è esplicitamente menzionata nelle carte fondamentali, è stata la giurisdizione ad utilizzarla sovente come principio di risoluzione delle controversie. Sotto quest’ultimo profilo, molto significativa è l’esperienza francese degli ultimi due decenni, oltre alle numerose pronunce della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Si può ben dire che la dignità ha avuto un impressionante processo di giuridificazione, avendo gradualmente perso il ruolo di solo precetto morale e acquisito quello di valore costitutivo e anche di norma giuridica vincolante, nel solco di una concezione della dignità, almeno a partire da Kant, che lo assunto in termini di connotazione filosofica specifica e densa di significato, inquadrandolo quale bene finale, destinato a “realizzarsi attraverso attività teologicamente orientate”.
Non vi è dubbio che si tratta di uno sviluppo coerente dell’affermazione nel pensiero filosofico-giuridico dell’idea dell’esistenza di diritti naturali dell’uomo alla vita, alla libertà, alla proprietà, in senso naturale e dell’elaborazione della teoria del “contratto sociale”, con i limiti al potere statale.
Ma il diritto di libertà di origine giusnaturalistica atteneva essenzialmente alla protezione dell’individuo nei confronti del potere statale, con l’affermazione del positivismo giuridico esso si è declinato nei diritti soggettivi. La formulazione dei diritti soggettivi nei codici (a cominciare dal Codice napoleonico) ha prodotto l’identificazione del diritto con la legge dello Stato,
Il risultato è stato la nascita delle moderne democrazie liberali, che considerano l’uomo libero come soggetto partecipe di una polis. La relazione virtuosa della persona con la propria comunità la rende libera: ecco il moderno cittadino.
Tuttavia, per la prima volta, con l’emergenza Coronavirus, alcune delle libertà a cui eravamo abituati sono venute meno. Per contrastare la pandemia del Covid-19, per più di due mesi abbiamo vissuto chiusi nelle nostre case per sconfiggere un nemico invisibile, perché la vita e la salute di tutti e di ciascuno non fossero messe in pericolo e oggi è certamente segnato da rilevante pregnanza sul terreno dei principi, dei valori e del diritto, il dibattito relativo, al green pass e alle limitazioni che esso determina.
In questo periodo straordinario di vincoli alla nostra libertà, come al tempo di guerra, ci siamo accorti di quanto siano importanti e preziose quelle ottenute e aumentate in questi oltre 70 anni di vita repubblicana. Per dirla con Piero Calamandrei: “La libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”.
Ma il tema della dignità non può esaurirsi con la tutela delle libertà individuali, ma deve riguardare sullo stesso piano, quella della solidarietà sociale e del lavoro.
E dignità del lavoro significa riscrivere il paradigma delle sue tutele e dei suoi diritti, compressi dalla prevalenza del dogma del “turbocapitalismo”, che ha destrutturato i sistemi di welfare, ridotto le retribuzioni, imposto delocalizzazioni nelle aree del pianeta dove si pratica il dumping sociale, provocando la più grande concentrazione del capitale in poche, pochissime mani.
E nel nostro Paese, anche approfittando dei fondi del Recovery Plan, appare fondamentale rimettere al centro le politiche attive della formazione professionale e del lavoro, sostenere i salari – introducendo finalmente anche in Italia il salario minimo legale – rendendo universali gli strumenti di ammortizzatore sociale, legando gli istituti di sostegno al reddito e contro le povertà all’inserimento nel mondo del lavoro.
Si è coscienti che il lavoro, manuale o intellettuale, è sempre più smaterializzato e separato dal lavoratore; e la moltiplicazione delle solitudini sul lavoro – che sia flessibile, “in nero”, “subappaltato” o in capo a imprese satelliti impiegate dalle aziende – ha offuscato la coscienza di un interesse comune, dentro e fuori i luoghi della produzione. Ma, il lavoro ha un ruolo determinante nel costruire relazioni e concretezza e deve misurare la propria utilità̀ in base ai bisogni che riesce a soddisfare.
Un lavoro tutelato e la crescita dell’occupazione sono davvero la cartina di Tornasole per contribuire allo sviluppo della persona e all’espressione di capacità, creatività, competenze sociali e ambientali, per fare affermare sul piano sostanziale proprio il principio della dignità.