Le vite degli uomini sono tutte intrecciate. Fanno giri immensi ma spesso si ritrovano allo stesso punto, seppur su fronti diversi.
19 gennaio 2022: ventiduesimo anniversario della morte di Bettino Craxi. Un leader controverso, certo, ma che ancora, a tanti anni dalla sua morte ed ancora di più dal suo esilio forzato, fatto per sfuggire alla violenza di parte della magistratura italiana, fa sempre parlare di sé e turba il sonno a tanti.
Magari lo turba anche a Grillo il quale, proprio mentre in tanti si recano ad Hammamet per rendere omaggio al leader socialista scomparso in terra straniera, lui si ritrova a casa sua impelagato in un’altra inchiesta giudiziaria. Facciamo al solito la doverosa premessa. Beppe Grillo è innocente fino a sentenza definitiva. Ma qui non si discute di diritto. Si discute di politica. E la politica ha le sue regole, anche “extragiudiziarie” se vogliamo. Ovvero, certi comportamenti e certe azioni, che formalmente potrebbero avere rilievo penale, se compiute da politici o da esponenti delle istituzioni, tale rilievo lo perdono perché spesso tali azioni sono compiute all’interno di un contesto che, di per sé, sfugge e deve sfuggire al vaglio dei giudici.
Nella famosa notte di Sigonella l’allora comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale Bisogniero, chiamò via radio i piloti dell’aereo americano che si erano messi di traverso sulla pista per impedire all’aereo della EgyptAir con a bordo il terrorista Abu Abbas e lo minacciò dicendogli che, se non avesse spostato l’aereo dalla pista entro cinque minuti, lo avrebbe fatto spostare lui dalle ruspe. E così i piloti tolsero l’incomodo permettendo ad Abu Abbas di riprendere il volo verso una destinazione sicura.
Quella notte avrebbe potuto passare una montagna di guai il Generale Bisogniero: Abuso d’ufficio, minacce, favoreggiamento e così via. Un cumulo di imputazioni da far finire la gloriosa carriera dell’alto ufficiale nella polvere più nera: invece la magistratura, per fortuna, se ne stette al proprio posto e lasciò che la politica facesse il proprio corso. Il Generale non aveva commesso dei reati perché aveva compiuto un’azione politica, nel vero senso della parola, proprio per evitare che un eventuale arresto di Abu Abbas da parte degli americani potesse mettere in crisi le relazioni fra il nostro Paese e l’OLP di Arafat, relazioni che ci avevano e ci hanno sempre evitato azioni militari ostili da parte di terroristi palestinesi sul nostro territorio. Lo stesso dicasi per il finanziamento irregolare che Craxi e il PSI di allora presero per finanziare non solo la politica interna, ma soprattutto quella estera. Craxi non disse mai di non aver percepito il becco di un quattrino in modo irregolare. Anzi. Fu l’unico a dirlo pubblicamente in Parlamento. Ed è altrettanto notorio che larga parte di quel denaro Craxi lo utilizzava per finanziare movimenti libertari in giro per il mondo, dal Cile al Venezuela, dalla Cecoslovacchia alla Polonia. Tanto che lo stesso Giovanni Paolo II, non appena il primo avviso di garanzia raggiunse il leader socialista, sentì la necessità di dire pubblicamente “preghiamo per l’amico Craxi”. Il Papa sapeva benissimo, infatti, che Craxi finanziava, fra gli altri, il movimento democratico polacco, di stampo cattolico e non socialista, Solidarnosc di Lech Walesa e sicuramente quelle parole erano di incoraggiamento all’amico che si ritrovava nei guai per il suo slancio libertario in favore di popoli stranieri. Ma probabilmente il Pontefice voleva anche mandare un messaggio alla Procura di Milano perché tenesse conto di questo, cosa che evidentemente non è avvenuta.
In sostanza, considerato che Craxi morì sommerso dai debiti, possiamo dire che le sue azioni erano sì formalmente illegali ma non immorali, viste le finalità.
Probabilmente per Grillo valgono le considerazioni opposte: magari i suoi avvocati riusciranno a far passare come regolari i pagamenti di Vincenzo Onorato a seguito dei quali lo stesso Grillo avrebbe usato la sua influenza per ottenere provvedimenti pubblici in favore dell’amico armatore in difficoltà. In questo caso, però, le azioni del guru dei cinquestelle saranno considerate legali ma non potranno essere considerate morali. E forse, anzi sicuramente, proprio per questo non sentiremo mai Papa Francesco dire: preghiamo per l’amico Grillo.