L’arena del potere e le oscurità della Democrazia di Gianfranco Fisanotti
Non sarà facile togliere le oscurità della nostra democrazia infarcita di come, di quando, di perché e di domande prive di risposta sulle vicende che hanno tolto il fiato alla nostra Repubblica. E’ vero, molto spesso i silenzi si sono rivelati più eloquenti delle parole pronunziate senza l’ombrello di compiacenti omertà. Le stragi, le lotte interne alle forze politiche e quelle frontali, il richiamo ad un passato con nostalgie che si
possono toccare con mano, le risposte di chi porta ancora i segni di una sconfitta morale dovuta ai rivolgimenti di guerre intestine, le ricorrenze pur necessarie, ma sempre dolorose, il lento incedere dei
cambiamenti di una democrazia incompiuta, l’equivoco di giornate irripetibili dedicate alla memoria di chi ha lasciato – nel bene e nel male – l’arena del potere sono le avanguardie di un malessere che mostra in tutta la sua pienezza la sconfitta dei valori enunciati nella nostra Costituzione. Ogni occasione è come un varco sia verso il ritorno al passato sia verso precipizi futuri. I partiti, sempre più sbiaditi nelle loro identità storiche, giocano l’estrema partita della sopravvivenza che consiste poi nella semplice occupazione dei palazzi che contano, quelli del potere. Esercitare il potere in queste condizioni pare davvero poco efficace e soprattutto non convince il corpo elettorale, che si
astiene in grande massa, non riconoscendosi più né nei partiti né
nelle regole che cambiano ad ogni passaggio cruciale per il destino del Paese. E sono riforme essenziali per la tenuta del sistema Italia, riforme sempre auspicate ed evocate senza mai giungere a risultati
concreti nel campo del fisco, della giustizia, del contrasto alla malavita precipitando di volta in volta in penosi compromessi. Come si fa a dare torto ad Aldo Moro quando nelle more della Liberazione e
subito dopo sosteneva che in Italia siamo un po’ tutti rimasti prigionieri del passato. Chi rimpiange i tempi della D.C. e del P.C.I., che almeno erano chiari, non riesce a cogliere il valore di ciò che è
seguito sia a livello di immagine che di contenuto. L’astensione dal voto, così preoccupante e massiccia da delegittimare persino i risultati, è una di quelle sentenze che non v’è bisogno di commentare tanto è
chiara e priva di fugacità parolaie. Vasta eco ha avuto il commento dell’ex Presidente della Corte Costituzionale Prof. Sabino Cassese sul Corriere della Sera del 20 ottobre: “Hanno perso tutti.
Hanno perso le forze politiche che hanno dovuto rivolgersi all’esterno per trovare un candidato, perché all’interno non erano riuscite a selezionare e formare una classe dirigente. Hanno perso le classi politiche locali perché i
votanti nelle elezioni comunali sono diminuiti nell’ultimo decennio più del doppio dei votanti nelle elezioni politiche. Hanno perso i vincitori dei ballottaggi perché hanno ottenuto l’appoggio solo di un quarto o di un quinto
dell’elettorato”. Le periferie d’Italia hanno inviato un segnale forte alla politica dando voce ad oltre 11 milioni di famiglie che stentano ad arrivare alla fine del mese stremate come sono da condizioni
economiche estreme. Adesso, ci spiegano che stiamo passando dalla pandemia all’endemia, come se fossero due pagnotte uscite dallo stesso forno. Adesso, ci dicono che il turismo ha tenuto,
dimenticando gli alberghi chiusi per sempre o andati all’asta. Adesso, ci diranno di fare finta di niente e che in fondo è meglio accettare la diserzione dalle urne perché dobbiamo rispettare la volontà del
popolo sovrano. Adesso, possiamo aspettarci di tutto, persino l’obbligo di tacere, si fa per dire. Aldo Moro diceva: “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta: la verità è sempre illuminante”. Gianfranco Fisanotti – tratto da Turismo News