Matteo Salvini ha convocato in tutta fretta un congresso straordinario della Lega. La cosa è come minimo sospetta. Considerato che fino a qualche mese fa gestiva tutto (partito, ministero degli interni e, secondo lui, l’intero governo) da una spiaggia assolata e festante della riviera romagnola, avere sentito il bisogno di fare quadrato intorno a sé lascia intendere che il capitano si sente braccato.
Sarà la perdita del potere, saranno i sondaggi, saranno le inchieste giudiziarie, sarà che Di Maio ha già annunciato che il M5S darà l’ok all’autorizzazione a procedere nei confronti del suo ex alleato, fatto sta che Salvini tradisce tutta la sua paura e la sua debolezza. Essere passati da uno stuolo di donnine discinte e festanti, ad un capannello di vecchi tromboni un po’ stonati, è peggio di una dichiarazione ufficiale resa.
Salvini ha paura, è chiaro. Si vede anche dal linguaggio del corpo. Non è più arrogante e sicuro di sé, come davanti alla consolle del Papeete. E’ spaventato. Si sente impotente al punto da dover ridare spazio a personaggi col cervello in pappa e il pannolone sempre pieno. Ha bisogno di recuperare le parole d’ordine d’un tempo. Non parla più di immigrati, perché la Lamorgese ha letteralmente smascherato il suo bluff. Non parla più sui social, anche perché questi gli hanno staccato la spina, chiudendo molte delle pagine gestite dalla bestia (la famigerata macchina della propaganda leghista) che gli portavano consenso a vagonate, raccogliendolo fra milioni di rincoglioniti che pensavano che Salvini fosse un buon cristiano perché baciava il rosario in pubblico.
E non fa più nemmeno questo, perché probabilmente ha capito che non funziona più. Ha capito che i cattolici veri (non quelli da soma che trascinano pesanti simulacri fra una bestemmia e l’altra) ascoltano più Francesco di lui.
Non parla più nemmeno delle imminenti elezioni regionali in Emilia Romagna perché magari qualche sondaggio gli dice che la vittoria del centrodestra a trazione leghista non è più così scontata.
E quindi che fa? Rispolvera i vecchi vinili della Lega, nei quali la canzone sempre in testa alle hit era quella contro i meridionali. E così Bossi ha gioco facile ad affermare che noi del sud dobbiamo essere “aiutati a casa nostra, altrimenti straripiamo come gli africani”.
In una delle solite taglienti vignette della pagina satirica Kotiomkin ho letto che non è la Lega ad aver cambiato idea sui meridionali, ma sono i meridionali ad averla cambiata sulla Lega. E se questo manipolo di neofascisti, razzisti e ignoranti avranno ancora qualche chance di prendersi il paese sarà perché, specie a sud, ci sono ancora persone che hanno perso anche l’ultimo briciolo di dignità, al punto da non capire che questi, se mai li porteremo al potere, ci toglieranno pure gli occhi per piangere.